L’attività dell’Unione Europea mirante a creare un’economia moderna e climaticamente neutra è sempre più focalizzata sulla promozione di modalità di trasporto più sostenibili ed efficienti. Si punta sull’impiego di tecnologie, carburanti e infrastrutture green. E, per raggiungere questo obiettivo, la Commissione Europea ha introdotto anche normative che penalizzano i mezzi inquinanti, arrivando nel documento “Fit for 55” a proporre di azzerare le emissioni prodotte dalle automobili nuove entro il 2035.
Il processo di transizione energetica, nel mondo automotive, rischia però di rallentare, anche a causa di dinamiche internazionali che potrebbero in generale penalizzare il comparto. Una volta terminato il periodo più duro della pandemia, la ripartenza dell’economia globale e la notevole domanda energetica hanno infatti causato un deciso aumento dei prezzi di carburanti e materie prime. Costi record che, per quanto riguarda ad esempio energia elettrica e gas, stanno subendo un’ulteriore impennata a causa del conflitto in Ucraina. E salgono anche i prezzi di materiali come il nichel, componente fondamentale per le batterie delle auto elettriche.
Una congiuntura non favorevole che si unisce al cosiddetto “chip shortage”, cioè la carenza di componenti elettroniche che rischia di diventare un ostacolo rilevante in molti processi produttivi. Problematiche da risolvere quindi, per proseguire in un trend che vede in espansione i mezzi ad alimentazione alternativa e più sostenibile. Secondo ad esempio i dati dell’Acea, l'Associazione dei produttori europei di automobili, nel 2021 i veicoli elettrici ibridi hanno rappresentato quasi un’immatricolazione su cinque di nuove auto nell’Unione Europea, attestandosi al 19,6%, in deciso aumento rispetto all’11,9% del 2020.
Una vettura ibrida affianca al motore tradizionale, diesel o benzina, un altro elettrico collegato a batterie dedicate che funziona da solo o insieme all’altro propulsore. A seconda delle diverse combinazioni, le auto ibride possono viaggiare esclusivamente con la trazione elettrica o meno. I principali sistemi attualmente disponibili sono il mild hybrid, il full hybrid e il plug-in hybrid.
Le auto mild hybrid hanno una batteria di piccole dimensioni e un motore elettrico di potenza limitata. Quest’ultimo, mai indipendente, va in funzione solo in alcune fasi, come le ripartenze e la marcia a velocità molto bassa. In contesto urbano possono offrire una riduzione dei consumi rispetto ai corrispondenti modelli benzina e diesel.
Le auto full hybrid combinano il motore termico a quello elettrico, che ha una sua autonomia per pochi chilometri e a bassa velocità. La ricarica della batteria avviene esclusivamente durante la marcia attraverso l’energia prodotta dal motore termico in alcune fasi dello spostamento. Sono consigliate soprattutto in città e la loro tecnologia ha un livello di affidabilità garantito una storia ormai abbastanza lunga di presenza sul mercato.
Le auto ibride plug-in rappresentano infine una via di mezzo tra un’auto tradizionale e una elettrica. E possono viaggiare in quest’ultima modalità per circa 50-100 chilometri, a seconda del modello e della capacità della batteria utilizzata. Si ricaricano con un cavo da attaccare alla presa domestica o alle colonnine pubbliche.
A incoraggiare l’acquisto di questo tipo di vetture nel corso del 2022, e fino al 2024, tornano anche gli incentivi del Governo. Gli automobilisti potranno infatti chiedere di avviare la pratica per il contributo statale e riceveranno uno “sconto” che, in base alla tipologia di vettura comprata, può giungere fino a 3mila euro per le elettriche e fino a 2mila per ibride plug-in. A ciò si aggiunge, per entrambe le tipologie, un eventuale contributo di rottamazione di 2mila euro (demolendo una macchina di classe inferiore a Euro 5). Per le mild e full hybrid è previsto invece solo un contributo di 2mila euro in caso di rottamazione di altra vettura.
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