Le statistiche parlano chiaro: secondo un'indagine di Altroconsumo pubblicata lo scorso febbraio, solo un italiano su tre si sta preparando finanziariamente alla pensione, e uno su cinque crede di essere troppo giovane per pensarci. In realtà, non è mai troppo presto per avviare un piano integrativo. Si tratta di una forma di previdenza complementare privata che permette di utilizzare i risparmi per integrare la propria pensione di base, ma anche per far fronte a eventuali esigenze o sostenere il percorso dei figli. La sua rilevanza è chiara anche guardando alle ultime statistiche dell'Istat, relative al 2021: l'importo medio annuo delle pensioni pubbliche di anzianità e vecchiaia è 18.749 euro; e stanno aumentando (sono 444mila) i pensionati che continuano a lavorare. Meglio allora attivarsi fin da subito.
La pensione integrativa è una forma di risparmio che si aggiunge alla pensione erogata dal sistema pubblico. È una forma di previdenza complementare che ha come finalità quella di garantire risorse sufficienti per mantenere un tenore di vita adeguato anche dopo aver smesso di lavorare.
Per incentivarne l'adozione, le pensioni integrative godono di un regime tutelato e fiscalmente vantaggioso. Inoltre, si tratta di uno strumento che può essere utile per affrontare emergenze durante la fase di contribuzione, cioè mentre si è ancora al lavoro, richiedendo anticipazioni e riscatti parziali o totali in caso di necessità.
La pensione integrativa è una soluzione di risparmio che, in un determinato periodo della propria vita (tipicamente coincidente con l’età pensionabile), viene utilizzato per integrare la rendita previdenziale prevista dallo Stato.
Per costruire una propria pensione integrativa, si possono utilizzare diverse soluzioni. Fra questi c’è il fondo pensione, uno strumento di risparmio di lungo periodo che ha come finalità principale proprio l'integrazione pensionistica.
La caratteristica chiave dei fondi pensione è che la scelta di aderirvi è libera e aperta a tutte le categorie di lavoratori (dipendenti privati, pubblici, lavoratori autonomi e liberi professionisti) ma anche a non lavoratori, compresi studenti e soggetti fiscalmente a carico (minorenni e non).
La pensione integrativa prevede sostanzialmente tre fasi: l’adesione, la contribuzione e la rendita (cioè la pensione integrativa vera e propria).
Adesione - Attraverso l’adesione si prende la decisione di attivare una forma di pensione integrativa. Secondo l'Istat, nel 2021 il 59,1% delle singole prestazioni pensionistiche era di importo inferiore ai 1.000 euro lordi mensili. In fase di adesione, è importante soprattutto considerare due fattori: la propria propensione al rischio (esistono infatti tipologie di investimento con diversi livelli di rischiosità), e gli anni mancanti alla pensione pubblica. Molte forme di previdenza, come UnipolSai Previdenza Futura, infatti, offrono percorsi “life cycle” all'interno dei quali la tipologia di investimento è calibrata automaticamente in funzione degli anni mancanti alla pensione.
Contribuzione - Al momento dell'adesione, l’istituto apre a nome della persona una posizione individuale, che viene alimentata dai contributi versati nel corso degli anni e dai rendimenti maturati attraverso la gestione finanziaria. Si può contribuire versando anche il trattamento di fine rapporto, nei casi previsti dalla legge. La propria contribuzione individuale è flessibile: si possono modificare gli importi e sospendere o riprendere i versamenti in funzione delle proprie esigenze. Al verificarsi di determinate situazioni, è anche possibile prelevare una somma a titolo di anticipazione o di riscatto.
Rendita - Quando si sono maturati i requisiti per la pensione pubblica, si può trasformare la propria posizione individuale in rendita, cioè la vera e propria pensione integrativa. Si ha inoltre la possibilità di richiedere la liquidazione della propria posizione individuale fino a un massimo del 50% sotto forma di capitale.
Per effetto delle riforme pensionistiche introdotte negli ultimi decenni, le future pensioni saranno più basse rispetto all'ultima retribuzione percepita. Ma i vantaggi di una pensione integrativa non si limitano a colmare il cosiddetto "gap previdenziale". Ce ne sono altri.
I vantaggi fiscali meritano un piccolo approfondimento. I versamenti sono deducibili dal reddito Irpef fino a 5.164,57 euro all'anno. rendimenti maturati nella fase di accumulo sono tassati con un’aliquota massima del 20%*, inferiore ad altri prodotti finanziari (come ad esempio i fondi comuni). I prodotti previdenziali sono, inoltre, esenti dal pagamento dell’imposta di bollo. E solo la parte di capitale o rendita che deriva dai contributi versati e dedotti ed eventualmente dal TFR versato è assoggettata a tassazione che varia dal 15 al 9%, mentre la parte di capitale o rendita derivante da contributi non dedotti o dai rendimenti della gestione già tassati è completamente esente da imposte.
Insomma, ci sono tanti motivi per aderire a una pensione integrativa. Ed è una buona idea sin da quando si è giovani. Rimandare, anche di pochi anni, l'inizio dei versamenti significa infatti ridurre l'ammontare della pensione complementare. Il miglior momento per agire è a inizio carriera. Il secondo miglior momento, attraverso un prodotto semplice e flessibile come UnipolSai Previdenza Futura, è subito.
*sulla quota che deriva dal possesso di titoli di stato, l’aliquota è il 12,50%.
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