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1 luglio 2022

Il volto femminile delle nuove imprese è green. Secondo Unioncamere, l’agricoltura italiana è il secondo settore per presenza di aziende rosa dopo il commercio, nonostante il nostro sia ancora un Paese in cui le donne prevalentemente scelgono di orientare la propria formazione verso studi umanistici. Molte di queste realtà imprenditoriali si caratterizzano per una forte componente di innovazione sociale e tecnologica e per un altrettanto spiccata propensione a perseguire obiettivi di sostenibilità ambientale.

 

Secondo dati per l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OECD) sull’istruzione rielaborati dalla Fondazione OpenPolis nel 2019, le donne restano ancora molto indietro sul totale dei laureati nelle tecnologie dell'informazione (21% primo livello e 14% secondo livello) e in ingegneria (31% e 27%). Questo aspetto è comune a tutti i paesi dell'area OCSE, ma l’Italia, tuttavia, detiene il record negativo con un divario di genere più pronunciato.

 

Molte indagini ormai dimostrano che queste disparità possono essere la conseguenza di scelte personali, fra cui la persistenza di stereotipi di genere, che incoraggiano o meno certi percorsi di studio fin dall’infanzia. Dallo studio Ocse-Pisa del 2017, è emerso che nei paesi in cui sono stati raccolti dati anche sui genitori degli studenti, questi sono più propensi a pensare che i figli maschi, piuttosto che le figlie, lavoreranno in un campo scientifico, tecnologico, ingegneristico o della matematica, anche a parità di risultati in matematica.

 

Eppure, la quantità di donne diplomate e laureate è in costante aumento: le statistiche migliorano di anno in anno e sorprendono quelle economiche relative alle nuove iniziative. In particolare, in agricoltura, le donne sono tantissime e i loro numeri destinati a crescere. Secondo Unioncamere, tra allevatrici, imprenditrici ortofrutticole e viticoltrici, le aziende femminili* in agricoltura sono quasi il 30% del totale, pari a 214.857 imprese. Inoltre, le donne titolari di un agriturismo sono più di 1 su 3 con 8.500 strutture turistiche e quasi il 40% dei dipendenti dell’intero comparto.

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Per Coldiretti, queste nuove imprenditrici, hanno la grande capacità di coniugare le sfide del mercato e la salvaguardia dell’ambiente, mentre valorizzano i prodotti tipici locali e la biodiversità. Questo trend positivo, ancora difficile da quantificare, è in parte dovuto all’ingresso in agricoltura di imprenditrici di “prima generazione” che hanno seguito percorsi formativi in altri settori. Non solo: il 25% delle nuove entrate ha meno di 35 anni è impegnato in attività formative e lavora al contempo, mettendo in campo ogni giorno competenze tecnologiche di alto livello.

 

L’agire imprenditoriale femminile a contatto con la natura, infatti, ha preso tantissime forme, alcune molto diverse tra loro. L’economia circolare è uno degli ambiti in cui sempre più professioniste donne si stanno cimentando, ottenendo risultati eccellenti. Esistono poi settori come il tessile in cui sono le donne, storicamente e tradizionalmente, a possedere il know-how; a loro oggi le Nazioni Unite - in primis - richiedono un cambiamento profondo che agevoli l’introduzione di nuovi sistemi di produzione in grado di innescare processi di riduzione dell’inquinamento, riciclo delle risorse e mitigazione dei cambiamenti climatici

 

La nuova imprenditoria femminile, dunque, si muove veloce, in più direzioni e in maniera sostenibile. Ad accompagnarla e sorreggerla lungo tutto il percorso, esistono già delle polizze assicurative che coprono un ampio spettro di attività agricole, dalle più tradizionali come  allevamenti e agriturismi, alle imprese sociali e quelle improntate ai principi dell’agricoltura biologica.

 



* Si definisce femminile un’impresa la cui partecipazione di genere risulta superiore al 50%, mediando la composizione delle quote di partecipazione e le cariche attribuite. Fonte: Unioncamere

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